Operatori di ricerca: Cosa sono e perché usarli

Gli operatori di ricerca sono uno strumento utilissimo non solo per chi mastica un po’ di SEO, ma anche per rendere più semplice la vita di tutti i giorni. Si tratta di comandi che possiamo impartire a Google per rendere più focalizzata una ricerca online e trovare più facilmente una pagina Web.

L’indice di ricerca di Big G contiene centinaia di miliardi di pagine ed è in costante aggiornamento: alla luce di questi incredibili numeri, per Google non è facile capire al volo i nostri intenti e suggerire dei risultati pertinenti alle nostre query.

Per fortuna, esistono una serie di funzionalità avanzate che aiutano noi a trovare quello che cercavamo e Google a comprendere meglio cosa ci frulla per la testa. Anche se hanno scopi diversi, tutti gli operatori di ricerca hanno il medesimo meccanismo di funzionamento: vanno digitati direttamente nella barra di ricerca, spesso prima di una keyword. Vediamo insieme i principali operatori di ricerca su Google!

Operatori di ricerca base

Si tratta di funzionalità che sfruttano i concetti-base dell’informatica, come le unioni e le intersezioni fra sistemi. Anche molti linguaggi di programmazione, o programmi come Microsoft Excel, usano operatori simili o con le stesse funzioni.

OR (O comando Pipe: | )

Questo operatore rappresenta l’unione fra due SERP, restituendoci i risultati di ricerca per il termine 1, per il termine 2 oppure per entrambi. Il separatore Pipe ha la stessa funzione di OR.

Apriamo Google e digitiamo Gommista Milano | Gommista Torino. I risultati che vedremo in SERP saranno i seguenti:

  • Pagine Web posizionate per Gommista Milano;
  • Pagine posizionate per Gommista Torino;
  • Altre pagine che contengono entrambi i termini di ricerca nello stesso testo.

AND

Questo operatore rappresenta invece l’intersezione fra le SERP: gli unici risultati che ci restituirà sono quelli che comprendono entrambi i termini 1 e 2. Questo operatore è utilizzato di default da Google; quando scriviamo Gommista Milano, il motore di ricerca interpreta la nostra query come Gommista AND Milano, restituendoci solo le pagine che citano entrambe le parole chiave.

Virgolette: “Termine di Ricerca

Le virgolette rappresentano una ricerca a corrispondenza esatta. Quando le impieghiamo sulla barra di ricerca, stiamo chiedendo a Google di mostrare solo ed esclusivamente le pagine Web che contengono la nostra query, senza sinonimi o altre variazioni dei termini.

Asterisco: *

Questo operatore rappresenta un carattere jolly, cioè sostituisce ogni frase o parola: possiamo quindi sfruttarlo per delle ricerche complesse, nel tentativo di trovare termini correlati alla nostra query.

L’asterisco è molto utilizzato dai copywriter per avere un punto di partenza su cui scrivere: se ad esempio digitiamo come * cetrioli, l’autocompletamento di Google ci suggerisce i seguenti risultati.

In questo modo, troveremo tutta una serie di domande cercate dagli utenti sul motore di ricerca, rappresentative di un intento informativo. Se vogliamo scrivere un articolo di informazione sui cetrioli, grazie all’asterisco avremo trovato in un secondo decine di domande a cui rispondere nel testo.

Meno: –

Il simbolo meno (-) esclude un termine dai risultati di ricerca. In questo modo, renderemo più chiare a Google le nostre intenzioni: non vogliamo che nella pagina dei risultati appaiano degli articoli che citano la parola esclusa.

Per esempio , e otterremo una SERP più concentrata. Ipotizziamo di voler scrivere dell’agricoltura del Mugello, la zona della Toscana celebre anche per il suo autodromo. Digitando nella barra di ricerca una query generica come “Mugello“, otterremo circa 16 milioni di pagine Web, tra le quali primeggiano il sito ufficiale dell’autodromo, la sua pagina Wikipedia, il sito della MotoGP…

Questo rende più difficile trovare delle informazioni che rispondano alla nostra curiosità. Per restringere il campo potremmo usare la seguente query: Mugello -circuito -motogp.

In questo modo, stiamo chiedendo a Google di mostrarci solo le pagine Web che citano la zona geografica, ma non menzionano nessuno dei termini “circuito” o “MotoGP”. La SERP sarà popolata da siti più pertinenti, come i portali istituzionali dei comuni della zona o siti turistici che propongono itinerari in campagna.

Simboli di valuta: €, $

Permettono di filtrare una ricerca secondo il prezzo in euro o dollari. La sterlina non funziona sempre, mentre con l’euro abbiamo maggiore fortuna. Cercando Samsung €400, troveremo per primi i risultati che più si avvicinano a questo prezzo.

Operatori di ricerca avanzati

Si tratta di operazioni più complesse, che sfruttano delle logiche più aderenti a Google e parlano il suo “linguaggio”. Sono anche le funzionalità più interessanti, quelle che ci permettono di fare una vera scrematura tra i risultati e di toglierci anche qualche soddisfazione in ambito SEO.

Occorre fare attenzione alla forma. La maggior parte degli operatori avanzati non accetta gli spazi, per cui:

  • operatore:keyword è la forma corretta.
  • operatore:keyword1 keyword2 produrrà risultati per entrambe le keyword, tranne in casi specifici come site:, che accetta un solo parametro.
  • operatore: keyword e operatore :keyword non produrranno risultati.

site:

Il principe degli operatori di ricerca, permette di limitare i risultati nella SERP a un solo dominio. Sono molti i motivi per cui imparare a usare questo comando:

  • Se non si ha accesso alla Google Search Console, è un modo per avere un’idea generale di quante siano le pagine indicizzate di un sito, cioè le pagine di cui Google conosce l’esistenza. site:linkjuice.it restituisce tutte le pagine indicizzate per questo dominio.
  • Se non sappiamo cosa scrivere per il nostro blog, potremmo cercare site:linkjuice.it operatori di ricerca. In questo modo, verificheremo se nell’indice di Google esistono delle pagine appartenenti al dominio LinkJuice.it che hanno già menzionato l’argomento. Mentre stiamo scrivendo questo articolo non ne abbiamo trovate, se ti interessa!
  • site: è utile anche per monitorare i competitor, nel tentativo di intuire delle falle nel loro piano editoriale. Anche se non è un metodo molto efficiente, potremmo digitare sulla barra di ricerca qualcosa del tipo: site:sitocompetitor.com sanremo.
    Se non appaiono risultati, si apre per noi un’opportunità di scrivere su Sanremo e ottenere un vantaggio in SERP rispetto a quel preciso competitor, purché l’argomento sia nelle nostre corde e pertinente al nostro piano editoriale.

define:

Questo operatore fa apparire in Posizione Zero (cioè, prima ancora dei risultati organici) la definizione del termine che lo segue. Cercando define:anacoluto, troveremo una definizione della figura retorica.

filetype: (o anche ext:)

Permette di filtrare i risultati di ricerca in base alla tipologia di file di cui abbiamo bisogno. Se ad esempio vogliamo capire qualcosa di più sul piano inclinato, potremmo digitare sulla barra di ricerca la seguente query:

ext:pdf piano inclinato (o anche filetype:pdf piano inclinato)

In questo modo, avremo qualche possibilità di trovare delle dispense in formato PDF sull’argomento.

related:

Tramite questo operatore troveremo un elenco di risultati simili o affini al dominio specificato. In alcuni casi, permette di trovare dei competitor in SERP per un sito specifico, ma non è affidabile al 100%, soprattutto per i siti di piccole dimensioni. Per avere maggiore fortuna, meglio affidarsi a qualche tool specifico.

AROUND(x)

Insieme all’asterisco, è un altro operatore che lavora secondo la prossimità con i termini di ricerca. AROUND accetta un numero come parametro: questo numero rappresenta le parole massime di distanza fra il termine precedente e il termine successivo alla funzione. Facciamo un esempio:

google AROUND(2) pixelbook

In questo modo, otterremo in cima alla SERP tutte le pagine che hanno le parole google e pixelbook a non più di due termini di distanza l’una dall’altra.

inurl: e allinurl:

Questi due operatori sono utili a trovare solo risultati che contengano una o più keyword digitate nella query. C’è una certa differenza fra i due: vediamo come funzionano con un esempio.

  • inurl:pizza e allinurl:pizza producono lo stesso risultato, cioè una SERP composta da pagine che hanno la parola “pizza” dentro la loro URL.
  • inurl:pizza margherita rappresenta un’unione di SERP, e mostrerà risultati che contengono nella URL solo la parola “pizza”, solo la parola “margherita” oppure entrambe.
  • allinurl:pizza margherita mostrerà invece solo le pagine nella cui URL si trovano contemporaneamente le parole “pizza” e “margherita”.

intitle: e allintitle:

Funzionano esattamente allo stesso modo, solo che anziché ispezionare le URL delle pagine, Google cercherà le keyword nel loro tag Title. Nella stesura di un piano editoriale, allintitle: può essere uno strumento molto utile, dato che permette di verificare quante pagine stanno competendo per le keyword per cui vorremmo posizionarci.

Se ad esempio i risultati per allintitle:proprietà curcuma sono molti, potremmo virare su altri argomenti e tentare di ottenere un buon posizionamento per SERP meno competitive.

inanchor: e allinanchor:

Stavolta stiamo chiedendo a Big G di scovare tutti i risultati che vengono linkati con le keyword che digitiamo alla destra dell’operatore. Facciamo nuovamente un esempio per capire meglio il funzionamento di questo operatore:

  • inanchor:google pixelbook ci restituirà una SERP composta da pagine che hanno ricevuto almeno un backlink avente come anchor text la parola “google”, la parola “pixelbook” o entrambe.
  • allinanchor:google pixelbook mostrerà invece una pagina dei risultati composta solo da articoli che hanno ricevuto backlink aventi come anchor text la keyword complessa “google pixelbook”.

Nonostante l’enorme utilità potenziale di questo operatore, purtroppo i risultati non sono sempre affidabili. Se vuoi verificare quali siano gli anchor text più utilizzati per linkare te o i tuoi competitor, affidati a un tool di backlink analysis come Ahrefs o Majestic.

Esempi pratici di utilizzo degli operatori

Se vogliamo creare delle SERP estremamente precise, possiamo combinare fra loro gli operatori di ricerca avanzati. In alcuni casi, le combinazioni possibili sono molto raffinate, e semplificano attività impegnative come la keyword research o l’auditing dei siti Web. Vediamo qualche esempio.

Scoprire le versioni non sicure di un sito web

Tutti i più recenti aggiornamenti di Google si stanno muovendo verso un’unica direzione: semplificare l’esperienza utente. La navigazione sicura è un punto fermo della UX, e dovremmo fare in modo di ospitare i nostri contenuti in un sito avente un certificato SSL. Grazie a questo protocollo, le comunicazioni fra Web server e browser sono al riparo dai malintenzionati.

Non è detto che un sito sia presente su Google solo nella forma sicura: per questo, potremmo fare una ricerca con degli operatori avanzati e rintracciare eventuali discrepanze. La versione da preferire è sempre quella con protocollo https://, cioè quella “sicura”.

site:tuosito.com -inurl:https

Attraverso questa query, stiamo imponendo a Google il seguente ordine: “Mostrami tutte le pagine appartenenti al dominio tuosito.com, ma escludi tutte quelle che nell’URL hanno il formato https”. In questo modo, troveremo con una semplice una ricerca su Google tutte le pagine appartenenti alla versione non sicura del sito.

Ciò non è per forza negativo: se cliccando sui risultati in http:// veniamo reindirizzati alla versione https://, non ci sono problemi. Se invece non c’è nessun redirect e la navigazione prosegue in una versione non sicura del sito, potremmo avere qualche grattacapo da risolvere.

Ad esempio, potremmo avere due cloni esatti dello stesso contenuto, uno in versione sicura e l’altro in versione non sicura. Queste pagine rischiano di rovinare i nostri sforzi di posizionamento, dato che rappresentano un thin content in piena regola. A tal proposito…

Verificare la presenza di contenuti duplicati nel nostro sito

I contenuti duplicati non sono sempre un male da epurare a tutti i costi. Ad esempio, gli e-commerce contengono normalmente decine di migliaia di pagine, ciascuna prodotta da una minima variazione di contenuto: i diversi numeri o colori dello stesso paio di scarpe contano come copie della stessa pagina.

In questi casi, occorre lavorare di fino, ad esempio usando il prezioso rel = “canonical” sulla pagina principale di prodotto. Così facendo, suggeriremo a Google di non perdere tempo a indicizzare migliaia di varianti della pagina principale, ma di concentrare tutte le sue attenzioni solo su quest’ultima.

Per blog e siti di informazione, i contenuti duplicati sono più rari, ma proprio per questo motivo hanno anche un’influenza maggiore: non si tratta di un effetto collaterale della tipologia di progetto online, ma di una grave svista da correggere immediatamente. Il rischio è infatti duplice:

  • Se il problema investe una o poche pagine, avremo un problema di cannibalizzazione delle keyword, ossia di risorse che si pestano i piedi a vicenda per competere sulla stessa SERP.
  • Se invece Google nota che abbiamo molti contenuti duplicati, incapperemo sicuramente in una penalizzazione manuale e vedremo crollare il nostro traffico organico.

Per fortuna, gli operatori di ricerca avanzati ci vengono in soccorso. Sarà sufficiente copiare una porzione di testo del nostro articolo e scrivere nella barra di ricerca la seguente query:

site:tuosito.com una porzione di testo dell’articolo

Se non otteniamo risultati, possiamo farci un applauso. Se invece spunta qualche vecchio articolo, dovremo affrontare il problema: la scelta migliore è rimuovere l’articolo meno efficace e fare un redirect 301 a una risorsa più pertinente e posizionata meglio.

Verificare se altri stanno copiando i nostri contenuti

In qualche caso, il problema dei contenuti duplicati non deriva da una nostra svista, ma dall’azione di altri siti. Scriviamo sulla barra di ricerca di Google una query di questo tipo:

-site:tuosito.com una porzione di testo dell’articolo

In sostanza, stiamo chiedendo al motore di ricerca di scovare tutte le pagine Web esterne al nostro sito che hanno copiato porzioni del nostro articolo. Se Google produrrà dei risultati, dovremo assicurarci che queste pagine esterne linkino alla nostra come fonte.

Cosa possiamo fare per te

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