I link interni sono dei collegamenti che portano utenti e bot da una pagina all’altra nello stesso sito. Quando parliamo di internal linking, ci rivolgiamo a un’attività svolta completamente in casa, senza mettere in mezzo siti esterni e strategie di link building.
Non coinvolgiamo nessuno e siamo nel pieno controllo: decidiamo noi cosa linkare, il tipo di articolo che vogliamo scrivere, l’anchor text da usare e via dicendo. Quindi, i collegamenti interni sono più semplici da implementare, no?
Sbagliato. Le strategie di internal linking sono delle raffinate sequenze di movimenti online che, se sfruttati nella maniera corretta, fanno la differenza fra un sito ben posizionato e autorevole e un insieme sconnesso di pagine che non riesce a fare traffico.
Vediamo insieme cosa sono i link interni, come aggiungerli ai nostri contenuti e perché sono tanto utili per migliorare le sorti di un sito web.
Cosa sono i link interni
Ogni volta che aggiungiamo un link interno a un contenuto, stiamo indirizzando il traffico dalla pagina iniziale a una pagina di arrivo situata nello stesso sito. A livello di codice HTML, il meccanismo per aggiungere i link interni agli articoli è identico ai link esterni: l’unica differenza è ovviamente nel valore inserito nell’attributo href.
<a href=”/articolo-di-arrivo”> Anchor Text </a>
Anche inserire dei link interni su WordPress è molto semplice: una volta scritto il tuo articolo, seleziona le parole che hai scelto come anchor text e clicca sul pulsante per generare un link. Per certi versi, questo procedimento è anche più intuitivo, visto che basta digitare due o tre parole del titolo dell’articolo “di arrivo” per ritrovarlo nel database e creare un collegamento.
Se invece usi un editor di testo come Word o Google Docs, puoi inserire dei collegamenti ipertestuali con la semplice pressione del tasto destro sull’anchor. Ricordati di specificare bene l’URL del sito! Se crei un collegamento inesatto, rischi di creare confusione sia per gli utenti che per Googlebot.
Affidarsi a un CMS o mettere le mani sul markup HTML non crea nessuna differenza: in entrambi i casi otterrai un link interno che porta dall’articolo di origine a un post di approfondimento.
Perché creare link interni?
La domanda è più che legittima: sappiamo bene quanto sia importante guardare “all’esterno” del proprio sito web per ottenere link in entrata, migliorando così il posizionamento dei propri progetti. Concentrarsi sui link interni sembra remare contro questa idea, ma in realtà rappresenta un’attività essenziale per tutta una serie di ragioni.
Migliorano l’esperienza utente
Prima di tutto, i collegamenti interni servono agli utenti, perché creano un percorso di approfondimento coerente con le pagine nelle quali atterrano. Dovremmo stamparcelo bene in testa: il nostro scopo primario è quello di offrire un’esperienza piacevole a chi ci legge.
L’esperienza si forma attraverso una struttura di contenuti organizzata in maniera razionale. Ogni utente che entra nel nostro sito ha in mente una domanda ben precisa, alla quale dovremmo rispondere in maniera approfondita e pertinente. Se per soddisfare tutti gli intenti di ricerca dell’utente utilizziamo non un articolo, ma un insieme organizzato di cinque o sei post, tanto meglio!
Ipotizziamo di avere un sito che si occupa di rimedi naturali, e di voler scrivere un post sull’aglio. Ci sarebbero decine e decine di cose da dire su questa spezia: quante varietà esistono, le migliori ricette, le proprietà per l’organismo e così via.
Scrivere un unico enorme articolo che raccolga tutte queste informazioni è un buon punto di partenza, ma l’esperienza dell’utente si fermerà su quell’unica pagina. Un po’ uno spreco, no?
Proviamo invece a creare una serie di approfondimenti sul tema, da posizionare intorno all’articolo “padre”. Ad esempio, un post focalizzato sulle ricette a base di aglio, un altro sulle sue proprietà e così via: in questo modo, gli utenti avranno l’impressione di confrontarsi con una testata esperta ed autorevole.
Collegando fra loro l’articolo “padre” e i vari post di approfondimento, creeremo un percorso in grado di attirare gli utenti e di trattenerli sulle nostre pagine. Il risultato? Delle statistiche di traffico migliori, un tempo di permanenza più alto e una maggiore considerazione per il nostro brand.
Aiutano i bot a farsi un’idea del nostro sito
Per quanto si siano evoluti col passare degli anni, i bot dei motori di ricerca funzionano sempre allo stesso modo: usano i link per spostarsi da un sito all’altro e per capire cosa succede all’interno di ogni pagina. Di fianco a strumenti come la sitemap XML e le breadcrumb di navigazione, i link interni aiutano Googlebot e affini a intuire la struttura gerarchica del nostro sito.
Pensiamo alle pagine Web come degli aeroporti e ai link come dei voli interni. Gli aeroporti più importanti sono quelli che gestiscono e smistano il maggior numero possibile di voli interni, mentre quelli che ospitano uno o due voli al giorno continueranno con questo ritmo per il resto dei loro giorni.
Allo stesso modo, le pagine più rilevanti agli occhi di Googlebot sono quelle che attirano un numero consistente di link interni, ponendosi al centro di un complesso network di informazioni che viaggiano da una pagina all’altra. Le pagine orfane, cioè quelle che non sono raggiunte da collegamenti ipertestuali, rimarranno per sempre nascoste nei meandri del Web.
Una strategia di internal linking azzeccata fa un grande uso dei collegamenti, per “spingere” agli occhi di Google delle pagine meritevoli di attenzione. Nell’esempio che abbiamo fatto in precedenza, l’articolo “padre” sull’aglio dovrà ricevere un buon numero di collegamenti da altre pagine del sito, per dimostrare di essere un autorevole contenitore di informazioni.
Permettono un migliore posizionamento delle nostre pagine
Questo punto va di pari passo col precedente: se vogliamo puntare forte su una pagina, dobbiamo sfruttare i link interni per renderla più visibile e autorevole.
Occorre comunque fare attenzione a come creiamo i collegamenti, perché le regole d’oro della link building si riverberano anche sull’internal linking. Un link deve legare fra loro delle pagine pertinenti, non due argomenti completamente scollegati.
Google si accorge di simili furbate, e potrebbe generare più di un grattacapo al professionista SEO meno attento. È molto più importante costruire una struttura di approfondimento attorno a una buona pagina, piuttosto che riempirla di collegamenti insensati per il solo gusto di aumentare i link in ingresso.
Best practices per dei link interni fenomenali
Presta attenzione al percorso del link
Da un lato deve esserci una qualche correlazione semantica tra pagina di partenza e pagina di arrivo, dall’altro occorre che tutto funzioni alla perfezione. Un link verso una pagina inesistente genera un errore 404, che manda in confusione sia gli utenti che Googlebot. Oltretutto, rappresenta una grave perdita di autorevolezza, che fuoriesce dalla pagina per andare in un qualcosa che non esiste.
Allo stesso modo, presta attenzione ai reindirizzamenti fra pagine. Ipotizziamo di avere una pagina B, che col passare del tempo diventa obsoleta. Crei un contenuto nuovo sulla pagina C e metti un redirect 301 dalla vecchia B alla nuova C.
Se B attirava un link interno da A, adesso le cose sono cambiate: gli utenti e i bot vengono mandati direttamente verso C. È quello che vuoi? C e B sono fra loro pertinenti? Oppure è il caso di rimettere mano sull’internal linking?
Non esagerare coi link interni
Anche se abbiamo passato tutto questo tempo a tessere le lodi dell’internal linking, è sempre bene non esagerare coi collegamenti ipertestuali. Il motivo è molto semplice, e racchiuso in due magiche parole: link juice.
Abbiamo già visto che il link juice è l’autorevolezza trattenuta in una pagina. La quantità di Authority dipende dalla qualità dei link in ingresso: più sono autorevoli i siti che ci linkano, più succo abbiamo a disposizione.
Il link juice è reale solo se condiviso: è molto importante far confluire all’interno del nostro sito l’autorevolezza di una singola pagina, per mettere sotto i riflettori altri articoli meritevoli di attenzione. Come farlo? Attraverso i link interni!
Quando però esageriamo con i link da una pagina autorevole, rischiamo di diluire il suo link juice in migliaia di direzioni. In questo modo, non ci guadagna nessuno: la pagina perde una consistente fetta di autorevolezza, e i singoli articoli di arrivo non ottengono benefici tangibili.
In origine, i professionisti SEO consigliavano un limite massimo di circa 100 link interni per ogni pagina. Oggi le regole sono meno ferree, ma in ogni caso cerca di mantenerti su un numero gestibile e di collegare solo pagine davvero pertinenti fra loro.
Usa saggiamente gli anchor text
Come la link building, anche l’internal linking si basa su un uso consapevole degli anchor text, cioè delle porzioni di testo che vengono cliccate dagli utenti. Un anchor text ben ottimizzato aiuta gli utenti e i bot a capire cosa troveranno cliccando sul testo.
Prima dell’arrivo di Penguin, l’attenzione all’anchor text era inesistente, e il Web pullulava di link presentati con un semplice “Clicca Qui”, o “Leggi Tutto”. Oggi questo dettaglio non può più essere ignorato, e serve un’apposita keyword research per capire quali parole inserire nell’anchor.
Prima di tutto, l’anchor text deve contenere le parole chiave per cui vogliamo far posizionare l’articolo di arrivo. Riprendendo in mano l’articolo sull’aglio, non avrebbe senso linkarlo con “Vitamina C” come anchor text. Parliamo di aglio? Linkiamo con una frase contenente “aglio”!
La costruzione dell’anchor text non deve però essere meccanica. Mentre facciamo keyword research, ci troviamo continuamente di fronte a query molto difficili da replicare in un discorso, come “aglio proprietà”.
Se stiamo cercando di far posizionare un articolo per questa frase chiave, dobbiamo fare attenzione a come creiamo i link verso di esso. Un’anchor secca come “aglio proprietà” è molto difficile da giustificare in un testo di senso compiuto, e rappresenta un tentativo di manipolare le logiche di indicizzazione e posizionamento.
Molto meglio un anchor text naturale e discorsivo, come “le proprietà dell’aglio”: in questo modo faremo contenti sia Googlebot che gli utenti, che capiranno meglio di cosa tratterà l’articolo su cui atterreranno cliccando sul link.
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