Il web è un pianeta senza confini, ricco di elementi e strategie che – se utilizzati in modo sinergico – hanno un potere straordinario. L’obiettivo cui tendere è, ad ogni modo, sempre e solo uno. Quale? riuscire a migliorare la presenza online e farsi conoscere, aumentando il bacino di utenza dei propri visitatori. In questo modo può diventare più semplice massimizzare le conversioni e, quindi, incrementare il fatturato. Se pensiamo a questo, non possiamo non parlare di una delle componenti più rilevanti di una strategia SEO – e del web marketing in generale. Parliamo della link building.
Come abbiamo già avuto modo di spiegare anche in altri articoli, la link building è quella precisa attività che consente di ottenere link in ingresso provenienti da altri siti. È proprio in questo modo che la link building riesce a migliorare il posizionamento delle nostre pagine nella Serp (acronimi di Search Engine Results Page), aumentarne il traffico e di conseguenza – con grande probabilità – il bacino di utenza in target.
Per fare link building in modo efficace è necessario seguire determinate strategie mirate ad ogni caso specifico e, soprattutto, evitare pericolosi errori che possono minare – o addirittura far saltare del tutto – il nostro progetto online. Vediamo insieme quali sono i più frequenti (e dannosi).
Link building: tre errori frequenti da evitare
Quando parliamo di link building è necessario sapere che stiamo affrontando un argomento ampio, ricco di sfumature e molto delicato. Motivo per cui spesso crea un po’ di incertezza anche negli addetti ai lavori (portando a commettere qualche pericoloso errore che Google potrebbe non perdonare).
Primo errore: tutti i link della pagina sono uguali
Uno tra i più frequenti è quello di pensare che tutti i link della pagina “portino in dote” lo stesso valore di link juice. Sbagliato! I link posizionati in alto sulla pagina (o in altra parte prominente) hanno maggior peso, passando così più valore alla pagina a cui si collegano.
Google, infatti, classifica i documenti (e i link) anche in base al comportamento degli utenti, ad esempio prendendo in esame quanti click ognuno di quelli presenti in pagina riceve. Va da sé che link “nascosti” in punti poco visibili riceveranno pochi click, e dunque saranno trascurati da Google, se non addirittura visti con sospetto.
Secondo errore: la leggenda metropolitana
Un secondo errore è quello legato ad una recente “leggenda metropolitana” che imporrebbe di mettere l’attributo “nofollow” a tutti i link presenti nel testo. Ammesso che sia chiaro cosa siano link nofollow e link dofollow, è necessario sapere che anche in questo caso deve vigere il buon senso. Tradotto in termini SEO significa il naturale e giusto equilibrio tra le due tipologie di link, ognuno da utilizzarsi a seconda del caso specifico.
Ricordiamo che i link nofollow sono stati originariamente ideati per contrastare lo spam e che il loro utilizzo esclusivo rischierebbe di rendere inefficace non solo la SEO, ma addirittura di minare uno dei pilastri su cui si fonda tutto internet, ovvero il link.
Terzo errore: linkare pagine di bassa qualità
Un terzo errore assai grave all’interno di una strategia di link building è infine quello di linkare pagine non ottimizzate e di scarsa qualità. Ciò significa che la pagina che si vuole spingere deve essere ben strutturata, avere contenuti di spessore e qualità, oltre che contenere le giuste keyword e possibilmente essere in tema con quella linkante. Senza fare attenzione a questi aspetti la link building difficilmente porterà i risultati tanto desiderati.
Link building: un focus sull’anchor text
L’anchor text è il “testo di ancoraggio”, cioè il testo visibile e cliccabile in un collegamento ipertestuale (solitamente è sottolineato e di un diverso colore). Si tratta di uno degli elementi più preziosi in un’attività di link building, nonché uno dei più complessi e difficili: occorre saperlo gestire con maestria (anche se apparentemente potrebbe non sembrare così).
Giusto per fare un piccolo esempio, una delle “best practice” più note è quella che ci dice, in generale, di evitare di utilizzare anchor text manipolative, ovvero che presentino una corrispondenza esatta con la keyword che si intende posizionare/spingere. Ciò andrebbe assolutamente evitato in quanto Google potrebbe interpretarla come una forzatura, con il rischio di essere addirittura penalizzati.
Ma questo, come detto, è solo un piccolo esempio: solo anni di esperienza nel settore possono insegnare un utilizzo efficace e sicuro delle “ancore” in ogni campagna di link building, riuscendo a gestire quest’ultima in maniera professionale dalla A alla Z.
Tipi di anchor text e come distinguerle
Prima di concludere questo approfondimento sarà utile fare mente locale su quelli che sono i principali e più diffusi tipi di anchor text. A cominciare dalla ‘title tag’ che riporta esattamente il titolo della pagina di rimando. C’è poi l’anchor cosiddetta naturale, la quale non contiene keyword: si tratta di ancore discorsive, il cui obiettivo è spiegare dove l’utente verrà condotto cliccandovi. Ci sono poi anchor text ‘naked’ che contengono l’indirizzo web e quelle ‘brand’, che contengono il nome di un’azienda o di un marchio.
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Ultimo aggiornamento: 26/01/2021