Google: da motore per effettuare ricerche a motore di risposte

Google è nato il 4 settembre 1998 e quindi ha da poco “sfondato” i 21 anni di vita; più di una doppia decade lungo la quale il motore di ricerca più famoso e utilizzato al mondo si è evoluto tantissimo, proprio per poter restare sempre al top all’interno di un mercato digitale che muta alla velocità della luce. Se pensiamo infatti ad internet nel 1998 ci appare davvero come la preistoria della rete, senza social network, senza smartphone… forse un incubo inconcepibile per gli attuali millennials!

E oggi però, alcuni dei SEO più noti della comunità mondiale, cominciano già a parlare di Google come “ex” motore di ricerca e sempre più invece come “motore di risposte”, un qualcosa da cui stare molto in guardia perché, se così fosse, significherebbe che il gigante californiano di Montain View ha cominciato ad utilizzare a proprio vantaggio il lavoro fatto da altri, ovvero le informazioni presenti all’interno di siti web non di sua proprietà.

Ma vediamo di capire meglio questo cambiamento epocale che comunque, dati alla mano, è già in atto, e che, appunto, secondo molti, nel futuro non potrà che espandersi ed inglobare sempre più “risposte” dirette.

Google: da motore per effettuare ricerche a motore di risposte

Non uscire mai dall’ecosistema Google. E’ questa, con grande probabilità, la strada che il motore di ricerca ha già intrapreso con gli utenti dei suoi innumerevoli servizi (tra cui, giusto per citare i più famosi, YouTube, Google Shopping, Google Flights, ecc.). E la “risposta immediata” alla nostra query e mostrata subito in alto nella serp è soltanto un altro tassello di questo enorme processo.

Dunque i possessori di siti web che fanno informazione dovrebbero preoccuparsi?
La risposta è un SI, che però per alcuni non è un “si” così netto.

Rand Fishkin, uno dei più noti esperti in ambito SEO al mondo, ha dichiarato che è inevitabile (e lo sarà sempre di più) che Google diventi il principale competitor diretto di moltissimi siti web editoriali, proprio grazie al “risultato zero”, il box di rich snippet di risposta immediata visualizzato prima dei classici 10 risultati in elenco.

Guardando all’interno del panorama italiano, anche Giorgio Taverniti dice inevitabile questo processo di Google, perché le persone cercano risposte nel più breve tempo possibile, e se queste possono essere fornite immediatamente in un box, l’utente ne sarà felice e soddisfatto, con tanti saluti ai siti web… Già, ma quali siti web?
Giorgio punta il dito proprio su questo: secondo lui è impensabile, alle soglie del 2020, credere ancora di poter fare business con siti editoriali di “bassa qualità”, che fino ad oggi si sono moltiplicati a dismisura senza creare vero valore aggiunto.

Il “risultato zero”, la risposta immediata, è un’arma di Google per far fuori una buona parte di questi siti; il futuro – sempre secondo Giorgio – è nella forza del “brand” (brand awareness) e in contenuti di altissima qualità! O ti adegui, o muori (in senso figurato, come business digitale).

Il cambio che si impone è paradigmatico: è necessario ripensare un modo nuovo, più maturo, profondo e culturalmente elevato, di fare business con i contenuti digitali. E Google, sono diversi anni che lo dice…

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