Il 13 gennaio 2020, Google annuncia di aver trasferito anche sulle serp da desktop la visualizzazione della favicon del sito, come avviene per i risultati di ricerca da mobile già da diversi mesi.
Nell’immagine sottostante possiamo vedere come appariva una serp da desktop dopo l’aggiornamento relativo alle favicon.
Dobbiamo dire “appariva”, al passato, perché Google, dopo circa un paio di settimane dall’introduzione della nuova modalità di visualizzazione dei risultati, sembra aver fatto – cosa rarissima – un mezzo passo indietro. Ci ha dunque ripensato? Si, no, forse.
Appena svelata la nuova features, Google è stato bersagliato da una larga parte degli addetti ai lavori, che hanno immediatamente intuito quella che poteva essere la reale finalità di un tale cambiamento; sicuramente non quello che il colosso di Mountain View si era affrettato a divulgare, ovvero che la nuova serp con le favicon avrebbe dato maggior risalto al “brand”, consentendo agli utenti di trovare velocemente nell’elenco quel sito di cui apprezzano particolarmente i contenuti.
No, secondo il parere di molti esperti Google “ci ha provato”; rendendo quasi indistinguibili i risultati relativi agli annunci a pagamento da quelli organici, il vero scopo che si vuole raggiungere è quello di confondere gli utenti medi e incrementare così i click sulle posizioni a pagamento e aumentare le proprie entrate pubblicitarie.
Osserviamo per un momento l’immagine sottostante, relativa a come Google ha modificato negli anni la diversa visualizzazione degli annunci rispetto ai risultati organici; il dubbio è forte e nasce spontaneo.
Ecco dunque che si arriva così al famigerato “coup de théâtre” del 24 gennaio, che Google annuncia sul suo canale ufficiale Twitter con queste parole:
“La settimana scorsa abbiamo aggiornato il look della ricerca su desktop in modo che riflettesse quello utilizzato su mobile da mesi: abbiamo quindi ascoltato i vostri feedback a riguardo. Vogliamo da sempre rendere la Search un’esperienza migliore e quindi faremo degli esperimenti con dei nuovi piazzamenti delle favicon, a partire da oggi. Nelle prossime settimane, mentre facciamo i nostri test, alcuni potrebbero non vedere le favicon mentre altri potrebbero vederle in posizioni differenti (…)”
Una marcia indietro mascherata da “nuovi test per un’esperienza migliore”, ma sostanzialmente un’ammissione di colpa di aver, probabilmente, osato troppo.
Come scrive Emanuele Vaccari, Google, con questa mossa, ha cercato di generare negli utenti quella che viene definita “ad blindness”, ovvero la tendenza a non distinguere più i risultati a pagamento da quelli organici, con la conseguenza di aumentare il CTR verso le prime posizioni della lista, occupate, come sappiamo, dai risultati a pagamento (ricordiamo che il primo risultato si accaparra da solo il 30% dei click).
Al momento non sappiamo che tipo di test stia portando avanti Google e se nel prossimo futuro confermerà la scelta delle favicon anche da desktop oppure ritornerà davvero su suoi passi, ma ciò che più conta, soprattutto per chi si occupa di SEO, è il fatto di non abbassare mai la guardia ed essere consapevoli che lavorare sodo per posizionare un contenuto di qualità potrebbe non essere sufficiente senza un progetto più ampio sul brand.
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